Riprendo un articolo di David Gal con le mie solite modifiche. Buona lettura.
Daniel Kahneman, vincitore del Premio Nobel per l’economia del 2002 , ha scritto che:
“ Il concetto di avversione alla perdita è sicuramente il contributo più significativo della psicologia all’economia comportamentale.”
Quando Richard Thaler, padre appunto dell’economia comportamentale, vinse il premio Nobel nel 2017 , la frase “avversione alla perdita” apparve 24 volte nella descrizione del comitato per il premio. (vinse il Nobel per i suoi contributi alla scienza).
Perché le persone hanno attribuito una così profonda importanza all’avversione alla perdita?
In gran parte perché credono che l’avversione alla perdita abbia implicazioni critiche sul processo decisionale di investimento. Ad esempio, nel suo recente discorso alla 71a Conferenza annuale del CFA Institute , Kahneman ha affermato che l’avversione alle perdite provoca un sovrappeso delle perdite rispetto agli utili e quindi un processo decisionale di investimento imperfetto. Cioè, come più volte detto il dolore che provoca un investimento sbagliato è più profondo del piacere di un guadagno. Gli investitori diventano irrazionalmente avversi al rischio ed eccessivamente paurosi.
Un certo grado di avversione al rischio negli investimenti è perfettamente razionale.
Ad esempio, se perdere € 10.000 dal tuo conto significa che non sarai in grado di pagare l’affitto mensile del tuo appartamento, mentre guadagnare altri € 10.000 significa che puoi farti una vacanza extra, ha comunque senso essere conservativi e non mettere a rischio il tetto sulla testa. Pertanto è razionale aspettarsi rendimenti più alti se si assumono maggiori rischi.
Tuttavia, l’avversione alle perdite sostiene che le perdite incidono maggiormente rispetto ai guadagni. Ciò include anche i casi in cui, in caso sia di vittoria che di perdita, il risultato avrà scarsi effetti materiali sul nostro tenore di vita e suggerisce quindi che le persone sono troppo avverse al rischio.
Per identificare l’avversione alla perdita, i ricercatori hanno esaminato come le persone prendono decisioni nel contesto di piccole scommesse.
Un esempio, può essere quello di chiedere ad un individuo se avrebbe scommesso 10 € con probabilità 50-50% vincita/perdita.
Nonostante la vita di poche persone si modificherebbe drasticamente sia se i 10€ vengano vinti che se venissero persi, la maggior parte dei soggetti del test non accetta la scommessa. Un risultato che i ricercatori sostengono sia la prova all’eccessiva avversione alla perdita. Sulla base di questi risultati, hanno estrapolato ulteriormente e determinato che l’avversione alla perdita influenza decisioni di investimento più importanti.
Cosa c’è di sbagliato in questa conclusione?
Un problema è che quando viene chiesto alle persone in che modo una scommessa di 10€ li influenzerà psicologicamente, non sanno che la perdita potenziale è più dolorosa del guadagno.
Inoltre, la decisione di assumersi il rischio in tante piccole scommesse dipende da come è strutturata la scommessa.
Durante la stesura dell’articolo sull’avversione alla perdita scritto per il Journal of Consumer Psychology , Derek Rucker e David Gal conclusero che gli studi sulle scommesse a basso rischio, che presumibilmente stabiliscono l’avversione alla perdita in generale, inquadrano la scelta di prendere la scommessa come una modifica dello status. Di conseguenza, i ricercatori hanno confuso la semplice inerzia a mantenere il proprio status quo, in assenza di un significativo incentivo al cambiamento, con avversione alla perdita.
In effetti, quando le decisioni sulle perdite e sui guadagni sono disaccoppiate dalla scelta tra un reale cambiamento di vita contrapposto al tenore di vita attuale, non vi sono prove di avversione alla perdita.
Ad esempio, se chiediamo la scelta tra:
accettare un guadagno sicuro pari a 0€ oppure
accettare con una probabilità del 50% di vincere o di perdere 10€
circa la metà dei soggetti del test sceglie di accettare la scommessa.
In altre parole, se l’opzione status quo è presentata come una scelta attiva – per “ricevere 0 €” anziché “non accettare la scommessa”, la preferenza per la sicurezza svanisce.
Pertanto, ciò che sembra avversione alla perdita in queste piccole scommesse è dovuto ad un contesto sperimentale che riflette l’inerzia, non l’avversione al rischio irrazionale. A dire il vero, l’inerzia potrebbe indurre le persone ad essere eccessivamente avverse al rischio se iniziano subito con una grande allocazione di liquidità investita. Ma potrebbe anche indurli ad assumersi troppi rischi, ad esempio allocando troppi risparmi sui titoli della società in cui lavorano attraverso un piano di azioni privilegiate per i dipendenti.
In entrambi i casi, l’inerzia anziché l’avversione irrazionale (o l’attrazione) al rischio è una spiegazione migliore.
I ricercatori hanno usato prove di avversione alla perdita in piccoli esperimenti fatti sulle scommessa per spiegare il puzzle del premio azionario.
La scoperta è che i rendimenti azionari a volte danno un alto grado di avversione al rischio. Ma ci sono molte altre potenziali cause a questo fenomeno, inclusa l’idea convincente che gli investitori potrebbero semplicemente non aver previsto che il mercato si sarebbe mosso come effettivamente ha poi fatto (di solito al ribasso).
L’effetto di disposizione
L‘effetto di disposizione – la tendenza degli investitori a vendere i titoli migliori, che hanno in portafoglio, troppo presto e mantenere troppo quelli perdenti – è stato anch’esso attribuito all’avversione alla perdita.
Ma l’effetto disposizione significa voler simultaneamente realizzare sia guadagni che evitare perdite (cosa impossibile in borsa). In poche parole si vuole guadagnare sempre e non è sufficiente che i primi siano superiore ai secondi.
Ci sono altre spiegazioni convincenti sull’ avversione alla perdita.
Una per tutte è che gli investitori credono nella media inversione, cioè che le azioni che salgono alla fine devono scendere e viceversa. In breve, il concetto di avversione alla perdita sostiene che gli investitori sono troppo avversi al rischio anche se, come tutte le cose ci sono delle eccezioni e anzi alcuni sono eccessivamente inclini al rischio.
Meditate gente e… a presto!